Non disturbate il manovratore. Consiglio comunale di Giugno (1)

09 Giugno 2018 / By Samuele Animali
Report del Consiglio comunale del 7 Giugno 2018.

Quello di ieri doveva essere un consiglio comunale “snello”, cominciato alle 8 di sera e con una sola pratica all’ordine del giorno, più la discussione di qualche mozione. Si è trasformato invece in una scoppiettante corrida, densa di confronti verbali inattesi.

A scaldare il parterre è stato il Sindaco già al momento delle rituali comunicazioni. Ha annunciato infatti che il Comune avrebbe proposto ricorso contro la sentenza TAR che ha bocciato una delibera con la quale si stoppava il distributore di carburante da costruire nei pressi del Centro commerciale Arcobaleno.
Anche Jesi in comune aveva approvato la decisione ora “cassata”. Mutatis mutandis i nostri dubbi sono essenzialmente due.

Il primo: appellare una sentenza apparentemente ben motivata significherebbe rischiare di dover corrispondere un risarcimento ancora più pesante alla ditta che ha vinto la causa, dell’ordine di molte centinaia di migliaia di euro. Ne vale la pena considerando che in più di un’occasione questa stessa amministrazione ha deprecato questi debiti fuori bilancio? E soprattutto, che ne pensa l’avvocato incaricato di preparare l’atto d’appello, è possibile conoscere il suo parere? Sul punto niente risposte.

Secondo. Il caso ricorda molto quello della Torre Erap. Anche lì si trattava di fermare un’opera per motivi di opportunità più che di legittimità. Con la differenza che si aveva a che fare con un ente pubblico regionale (peraltro già “in affari” col Comune), quindi sulla carta molto più disponibile ad accogliere le esigenze della cittadinanza espresse dall’amministrazione. Ma in quell’occasione il Sindaco non ha usato nemmeno la metà della determinazione che sta dimostrando ora. In entrambe le circostanze, secondo noi, la strada migliore sarebbe stata quella di tentare una mediazione, una transazione.

Quello che sarebbe dovuto essere il clou della serata si è risolto in maniera piuttosto tranquilla. Si tratta dell’ammodernamento di un tratto di metanodotto, già esistente sullo stesso tracciato, che va da Ravenna a Chieti. Ma nei pressi del confine tra Jesi, Monte San Vito e Camerata sono previste per motivi tecnici alcune opere fuori terra, tra le quali un traliccio alto otto metri, che servono per la manutenzione e la sicurezza. Una struttura piuttosto impattante su un territorio già provato come quello della Coppetella (centrale biogas, interporto, ex Sadam…). L’opportuno, per quanto tardivo, approfondimento in commissione consiliare ha convinto tutti che non c’erano margini di manovra. Per cui il Consiglio, sia pure obtorto collo, ha dato il via libera in maniera quasi unanime. Sono state imposte delle prescrizioni suggerite dagli uffici ed è stata approvata anche una risoluzione, proposta dalla maggioranza, con la quale si chiedono misure compensative, per esempio la metanizzazione di alcune aree limitrofe ancora scoperte.

A margine di tutta la vicenda emerge che non è più previsto l’ultimo tratto di metanodotto, quello che avrebbe collegato Jesi a Falconara. Cioè che non si farà più il temuto rigassificatore, perché oggi sarebbe “fuori mercato”. Il che conferma che tante volte la mobilitazione contro le grandi opere ha le sue ragioni.

Il dibattito si è inaspettatamente scaldato sulla trattazione di una mozione che proponeva l’individuazione di una sede per il Comitato del centro storico. Questo perché la discussione si è incanalata su quello che, a parere di chi scrive, è un evidente equivoco. Non si può cioè mettere sullo stesso piano la prossima redazione di un regolamento che riguarderà le associazioni (private) e l’esigenza di agevolare la creazione spazi pubblici di impegno, discussione e confronto che possano avere anche un ruolo ed una rilevanza istituzionale. Vero che si lavora ad una qualche forma di riconoscimento di soggetti che possano svolgere le funzioni che erano delle circoscrizioni. Ma ciò non dovrebbe impedire di agevolare sin d’ora lo sviluppo di esperienze che hanno ex sé un valore pubblico. Dovrebbe essere l’abc del principio di sussidiarietà. Fatto sta che la mozione (proposta dal pd e votata da J*ic) è stata bocciata dalla maggioranza.

Seconda mozione. La proposta di Jesi in comune di consentire alle persone invalide di parcheggiare gratuitamente negli stalli blu. Si tratta di concedere una possibilità in più alle persona disabili (giustizia è anche favorire chi è svantaggiato), visto che i parcheggi dedicati in certe zone della città o in certi momenti della giornata possono risultare scomodi o occupati. Un provvedimento dai costi ridottissimi e già adottato in altre città. La discussione si è incagliata in un vicolo cieco perché maggioranza consiliare e amministrazione hanno ripetuto che “si fa già abbastanza”. Impegno che nello specifico non è stato affatto messo in dubbio, anzi (un plauso soprattutto per il PEBA, sia pur limitato alle scuole per ora). Niente da fare, mozione bocciata. Non senza qualche confronto dialettico sopra le righe: è stato affermato, nell’ordine, che l’esigenza descritta nella mozione semplicemente “non esiste”, che gli atti dei consiglieri di minoranza non valgono come “segnalazioni ufficiali” (?), che lo scopo delle loro proposte è di mettere in difficoltà la maggioranza.

Terza e ultima mozione posta in discussione (poi sono scadute le due ore come da regolamento): alternanza scuola lavoro. Qui soltanto l’ora tarda e la pacatezza nell’argomentazione dimostrata da Marguccio e Coltorti, per l’opposizione, e da Cioncolini che è stato il principale contraddittore per conto della maggioranza, ha impedito che ancora una volta la discussione degenerasse nel muro contro muro. Per la cronaca la mozione proponeva che il Comune assumesse alcuni impegni in termini di coordinamento e razionalizzazione del sistema dell’alternanza scuola lavoro, specie sul lato dell’offerta, ed è stata pure questa inesorabilmente bocciata a maggioranza.

Da ultimo un’osservazione politica. Anche durante questo Consiglio è emerso che ci si confronta poco sul merito delle proposte, mentre ci si preoccupa soprattutto di evitare che si possa dire che certe decisioni dell’amministrazione sono incomprensibili o che venga rimarcata una certa insensibilità ai problemi di alcune fasce della popolazione o di alcune parti della città. Si finisce così a discutere della possibile strumentalizzazione politica di questioni socialmente rilevanti, ciò che dovrebbe accentuare l’attenzione sul necessario discrimine tra ruoli istituzionali e attività professionali e sociali. La maggioranza invece si preoccupa soprattutto di quello che dicono i giornali o che qualcuno si possa mettere “a favore di telecamera”, oscurando in qualche maniera la propaganda mainstreaming secondo cui viviamo nel migliore dei mondi possibili e tutto quello che non va semplicemente è colpa di qualcun altro (della precedente amministrazione, della mancanza di fondi, del tempo, delle cavallette…). In altre parole: “non disturbate il manovratore”.

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Samuele Animali