Il Consiglio comunale del 30 Aprile
Si comincia direttamente con le mozioni e gli ordini del giorno, niente interrogazioni e interpellanze quando viene presentato il rendiconto.
Da segnalare anzitutto che viene approvato l’Ordine del giorno presentato da Agnese Santarelli con il quale si chiede che il Comune manifesti la propria contrarietà al Ddl Pillon. Nel precedente Consiglio la maggioranza aveva approvato un Ordine del giorno sul c.d. Codice rosso, che non va tanto d’accordo con quest’ultima apprezzabile presa di posizione, ma lasciamo stare.
Sono state approvate anche la mozione presentata dalla consigliera Gregori riguardante il divieto di attendamento dei circhi con animali (in realtà la formulazione era un po’ confusa e per questo il nostro gruppo si è astenuto); una mozione che auspica il ripristino della lapide commemorativa sul luogo della fucilazione dei partigiani Panti e Magnani (proposta dal consigliere Fiordelmondo, PD); la mozionne presentata dal Consigliere Massaccesi (Jesiamo) e condivisa da altri consiglieri in difesa di Radio radicale.
Sono state approvate alcune modifiche e integrazioni al regolamento per la concessione delle autorizzazioni di transito e sosta nelle ZTL e una modifica di rilievo marginale allo Statuto della Fondazione Pergolesi Spontini, a cui si era messa mano in occasione di un precedente Consiglio.
Della Variante parziale al PRG “Foro Boario” e delle questioni che solleva abbiamo parlato specificamente ed abbondantemente altrove. La Variante, purtroppo, è stata approvata dopo una discussione abbastanza aspra e con il voto contrario di Jesi in Comune – Laboratorio sinistra, oltre che del PD.
L’argomento principale all’ordine del giorno era il rendiconto 2018. Anzitutto può essere sottolineato il balletto di cifre. Il Sindaco, con qualche giorno di anticipo e con un certo sprezzo della prudenza e della misura, aveva proclamato con i consueti toni trionfalistici che da sette anni ha questa parte ha fatto letteralmente “miracoli”. Sostenendo che vi sarebbe un avanzo di amministrazione di 5,7 milioni. Cosa che, se così fosse, sarebbe alquanto preoccupante. Un’amministrazione che realizzasse un avanzo così importante sarebbe una sciagura. Significa che non è capace di preoccuparsi del bene pubblico e si è cullata nell’inerzia anziché utilizzare le risorse per il benessere dei cittadini, dunque per finanziare investimenti o abbassare i tributi.
In realtà leggendo il bilancio si può constatare che avanzo non c’è, perché si stanno conteggiando come tali le somme destinate ad accantonamenti obbligatori o comunque necessari (per contenzioso e mancati incassati). Per chi va a scartabellare il rendiconto per competenza del 2018 evidenzia una “perdita” di oltre un milione di euro. Questo soprattutto perché il piano di alienazioni, come al solito, era stato generosamente sovrastimato in sede di preventivo per far quadrare i conti. Poi in Aprile inevitabilmente si deve prendere atto che, essendo mancate le alienazioni, sono mancati pure i fondi per le opere pubbliche previste o meglio sognate.
L’altra medaglia che la Giunta Bacci si cuce al petto in questa occasione, come già in passato, riguarda la riduzione dell’indebitamento. Anche questa circostanza merita una veloce riflessione. Vista la mania di guardare indietro nel tempo, anziché in avanti, si potrebbe anche notare che la riduzione dell’indembitamento è un trend inaugurato dalla vituperata Gunta Belcecchi e imposto dalle normative. Ma soprattutto l’indebitamento si riduce per forza d’inerzia, considerato che i vecchi mutui vanno via in scadenza. Bisognerebbe invece riflettere sulla circostanza che di nuovi non se ne fanno, un po’ perché si preferisce dire “non ci sono i soldi” piuttosto che prendersi la briga di nuove iniziative (i lavori in corso oggi erano stati finanziati dalle giunte precedenti), un po’ perché molti degli impegni finanziari dell’amministrazione jesina non compaiono sul bilancio comunale come forma di indebitamento. Operazioni come la ristrutturazione del teatro e della Casa di riposo, o quella prossima della piscina comunale, vengono effettuate con mutui che si accollano soggetti terzi (FPS – che infatti ha i suoi problemi – ASP, Jesiservizi e prossimamente i proponenti dei previsti project financing). Si tratta di somme da restituire con gli interessi. Solo che per la gioia di ragionieri e revisori non figurano nei bilanci del Comune come mutui, ma come canoni, quindi come spese puntuali. Oppure pesano sui bilanci delle partecipate (chiedo scusa per la brutalità della spiegazione, non sono un esperto di contabilità come il Sindaco).
Anche la complessiva operazione sul Centro ambiente, di cui abbiamo parlato diffusamente in altre sedi, fa parte di questa strategia se vista nell’ottica del bilancio. Trasferire il Centro di raccolta dei rifiuti, come programmato dalla Giunta precedente, sarebbe stata una spesa; recuperare l’area peggio mi sento. Cambiando la Variante urbanistica si rende possibile la cessione dell’impianto a Jesiservizi e la spesa scompare magicamente. Anzi, ci può essere addirittura un introito. Non solo perché con il meccanismo già accennanto sopra i lavori necessari possono essere messi a carico delal partecipata, ma anche in quanto diventa possibile procedere (eventualmente) ad una cessione onerosa, che porterebbe liquidi nella casse comunali, magari da utilizzare in vista delle prossime elezioni. Se così fosse (ma non si vede altrimenti perché tutta questa premura di arrivare ad una variante…) un giorno o l’altro il Comune dovrà ricomprarselo quel terreno, se vorrà smantellare il centro di raccolta e destinare lo spazio al quartiere, come era stato previsto. Ma magari quel giorno nessuno si ricorderà dell’ “affare” realizzato da Bacci.
Neanche nel sociale Jesi è tanto virtuosa, come invece il Sindaco (utilizzando il brutto termine “fasce deboli”) si sforza di far credere, convinto che a forza di ripeterle le cose diventino vere. I servizi indicati come il “fiore all’occhiello” sono – giustamente – a totale o parziale copertura esterna (Regione, Sanità), sia per quanto riguarda l’apertura che per la gestione. Spsso la gestione è anche a carico degli utenti come quota sociale, come ben sa chiunque si trovi ad averne bisogno.
In generale non è buon segno che si continuino ad usare toni e contenuti da campagna elettorale perpetua. Non eravamo prima sull’orlo del baratro, non siamo nemmeno ora nel peggiore dei mondi possibili. Ma questo continuo tentativo di indorare la pillola è indice di debolezza politica e maschera la complessiva inconsistenza dell’azione di questa giunta per tutto ciò che non sia cercare di rimediare alle emergenze. Nel piccolo (quanto ci vuole a riparare un semaforo, o comunque a mettere in sicurezza un incrocio nel frattempo?), come nel grande: cancelliamo una delle opere di riqualificazione più urgenti ed importanti per la città, il Campus boario, e non ci preoccupiamo di pensare un vero progetto alternativo.
Senza contare le dismissioni: Università, Ostello Arca felice, solo per fare qualche esempio, ma anche la piscina comunale di fatto lo è visto che per 15 anni sarà lasciata in mano a privati… Dove vengono fatti allora gli investimenti? A parte gli edifici scolastici, che rientrano in una linea di finanziamento ed in una politica di matrice statale, la “politica” più riconoscibile è quella del brand: città regia, brand festival, palio e altre feste di piazza, IME, Tirreno adraitico, stupor mundi. Senza contare il gioco delle belle statuine, i lavori infiniti, le piste ciclabili realizzate al risparmio e apparentemente senza uno studio complessivo. Per questo tipo di iniziative, belle ed importanti in qualche caso, inutili o addirittura dannose in altri (come ad esempio la città regia), i “soldi” non mancano mai. E quando si tratta di portare avanti dei lavori, quasi sempre non nuovi ma programmati anni addietro, assistiamo indefettibilmente a ritardi epocali e black out non sempre comprensibili. Non solo Pergolesi o Colocci (o qualche anno addietro via Garibaldi), ma anche le carcerette, San Martino, Sant’Agostino, il Moriconi…
Intanto la città langue. Basta guardare i negozi chiusi e i cartelli vendesi sulle vetrine, i capannoni vuoti, i residenti che fuggono dai quartieri e dalla città (l’ultimo anno abbiamo perso altri 230 abitanti, scendendo sotto i 40,mila).
Certo non si tratta di problemi creati direttamente da questa amministrazione. Ma la colpa è negarne l’esistenza per incapacità e paura di contrastare efficacemente questa tendenza. In questa situazione anche trovare riposte immediate, e nemmeno sempre, non è segno di efficienza, ma di assenza di governance. Da un politico ci si aspetta non che rincorra il quotidiano, ma che sappia immaginare il possibile.
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Samuele Animali