Statuto: il nuovo art. 1 non va bene

18 Luglio 2019 / By Samuele Animali
Jesi in comune propone di approfondire il confronto sull’aggiornamento dello Statuto per la parte che riguarda gli istituti di partecipazione, riportando la riforma all’intento originario che non prevedeva di mettere mano ai “principi”.

Per capire dove sta il problema, due premesse.

Primo. Lo Statuto, nella parte che riguarda i principi, è un documento “costituente” e come tale richiede un consenso ampio. Tendenzialmente unanime, comunque più ampio della maggioranza. E’ vero che un patto costituente è fatto anche di compromessi. Ma al compromesso si arriva perché non c’è alternativa e perché è necessario decidere in fretta. In questo Statuto un articolo che definisce i principi c’è già (l’art. 4), non c’è alcuna urgenza di cambiarlo.

Secondo. Noi di Jesi in comune abbiamo partecipato con spirito di collaborazione ai lavori per la revisione dello Statuto. All’inizio si parlava solo di aggiornarlo alle nuove norme che avevano cancellato istituti come le circoscrizioni e il difensore civico. La versione che stava per arrivare in Consiglio aveva invece un nuovo art. 1, di cui si era parlato molto poco. Abbiamo visto il lavoro finito e non ci è piaciuto, quindi abbiamo deciso che non lo avremmo votato. Ma soprattutto non ci è piaciuto il tentativo di portare il progetto in Consiglio bypassando il coinvolgimento di associazioni e cittadini, previsto dalle norme. Che poi ha evidenziato come una parte consistente della città non condivida alcune scelte che lo caratterizzano. I successivi e ripetuti rimaneggiamenti proposti dai consiglieri Massaccesi e Cioncolini non hanno migliorato più di tanto il testo.

Che cosa c’è che non va? Il problema è che, magari anche con qualche compromesso, si vuol approvare uno Statuto più in linea con la sensibilità dell’attuale maggioranza, o di una sua parte che detta la linea. Per giustificare un’operazione di questo genere, due possibilità. O si ritiene che gli statuti vadano aggiornati secondo i desiderata delle varie amministrazioni che si susseguono (ogni maggioranza avrebbe il proprio Statuto).  O si ritiene che l’attuale maggioranza sia capace di esprimere una sensibilità diffusa nella città (e nel paese) che ha definitivamente soppiantato quel che c’era prima. Ma allora dovrebbero ottenere una condivisione più ampia, mentre nella fase partecipativa sono stati raccolti soprattutto inviti a cambiare rotta.

Come si vede entrambe le posizioni appaiono inaccettabili o infondate.
E’ per questo che proponiamo di stralciare l’art. 1 dalla riforma dello Statuto, per concentrarci sugli istituti di partecipazione, com’era l’intendimento originario.

Infine. Da dove nascono le tante perplessità sull’impianto generale di questo articolo 1? Dove sono i passaggi che tradiscono un’ispirazione per così dire “molto originale” rispetto a quanto suggerirebbe la nostra Costituzione?
Qualche esempio.

– Nel preambolo si fa riferimento al fatto che il Comune dovrebbe promuovere una “positiva convivenza”. E che significa? Non c’è scritto “pacifica”, o “solidale”, ma proprio “positiva”…

– Il prembolo si conclude con un appello alla “unione nella diversità”. Anche questo è un concetto di difficile interpretazione. Di quali diversità stiamo parlando? Alcune diversità forse è bene che rimangano ben distinguibili.

– Si dice che si “rispetta profondamente” chi ha sacrificato la propria vita per libertà. Anche questo passaggio è molto vago. Pensando alla Costituzione potrebbe essere un riferimento ai partigiani, che però non vengono nominati; invece il discorso va a finire sull’antimafia.

– In questo stesso comma trovavamo un riferimento alla “delinquenza”, che è un concetto difficilmente riconoscibile sia da un punto di vista normativo che sociologico. Forse si voleva intendere la “criminalità comune”, poi contrapposta alla criminalità mafiosa?

– “Vogliamo superare le divisioni del passato”: quali? Alcune distinzioni sono essenziali per la nostra Costituzione. Non solo fascismo-antifascismo, ma anche per esempio democrazia-autoritarismo, libertà-dittatura, violenza-dialogo.

– Sembra esserci un riferimento espresso al comunitarismo, che è una corrente di pensiero che ha una sua dignità ma certamente non vi è motivo per privilegiarla rispetto ad altre impostazioni…: perché?

– Dopo aver ripetuto il termine “vogliamo” a un certo punto si usa il termine “desideriamo”. Questa amministrazione ci ha insegnato che si può desiderare qualcosa e volerne un’altra (per esempio “perché non ci sono i soldi”). Ha un senso questa scelta così singolare di utilizzare ora un termine, ora l’altro?

– C’è ancora un riferimento all’antifascismo, ma viene citato nello stesso comma in cui si parla della “natura”: perché? Qual è la connessione? Soprattutto se ne accenna in un inciso, mentre si sta parlando di tutt’altro. La Costituzione nasce a seguito della lotta antifascista, non è un’inciso.

– Il nuovo art. 1, è stato più volte ripetuto anche in Commissione, vuole ampliare le previsioni del “vecchio” art. 4, “ma le ricomprende tutte”. In realtà non è proprio così. Guarda caso una delle poche statuizioni che scompare è il riferimento che c’era nell’art. 4 all’accoglienza di stranieri, immigrati, esuli, rifugiati politici e nomadi.

– Al comma 5 il fascismo è considerato “storia” (non attualità) e la lotta contro il fascismo è qualcosa da custodire, non da cui trarre spunto; non memoria che vivifica e dà senso all’agire presente. Quando poi invece si tratta di “condannare tutte le ideologie” si torna ad utilizzare il tempo presente.

– Sempre al comma 5 si parla di “falsa uguaglianza”: che cos’è? Che cosa si vuole intendere? Temiamo di capirlo: come si vede la condanna più netta riguarda esperienze storiche relativamente lontane dal vissuto della nostra nazione, ma che bene o male hanno ispirato il lavoro politico di alcuni partiti e movimenti che di fatto hanno contribuito alla crescita della nostra democrazia; mentre c’è una sorta di pudore nell’esprimere la condanna di esperienze che abbiamo purtroppo dovuto sopportare in Italia e che oggi rappresentano ancora una minaccia per questa stessa democrazia. Anche il terrorismo viene definito un’ideologia “ovviamente sbagliata”, il fascismo no.

– Sempre al comma 6 si parla di “degrado anche morale”. Che cos’è? E chi è che difinisce il degrado morale? Un riferimento molto pericoloso perché può essere impugnato come una clava contro molte categorie di persone.

– Al comma 8 non ci si rende conto che l’efficacia non realizza necessariamente per mezzo dell’efficienza. Ci sono degli obiettivi che possono e debbono essere perseguiti anche sopportando dei costi che esulano dal principio di efficienza (se si tratta di salvare una vita umana, per esempio, che c’entra l’efficienza?).

– Al comma 10 si parla di libertà di educazione. Che cos’è? Forse si voleva intendere libertà di insegnamento?

– Al comme 11 veniva “garantita la partecipazione delle donne alla vita pubblica”. Un modo di esprimersi, che forse è un modo di pensare, che non merita commenti perché ci riporta indietro di un secolo.

– Al comma 12 si parla di “riciclaggio degli scarti”. Perché proprio il riciclaggio? Si tratta forse del riciclo? E perché non anche il risparmio, il riuso, la riduzione, il recupero. Perché proprio gli scarti? Si tratta forse dei rifiuti? O questo termine ha qualcosa a che fare con il biodigestore che si vuole realizzare di qui a poco?

– Al comma 13 la cooperazione garantisce efficienza ed utilità sociale. E basta. Non è anche una forma di solidarietà, un modello per i rapporti umani non solo sul posto di lavoro…

— L’albo pretorio on line non viene istituito dallo statuto ma da una normativa statale.

-Al comma 13 che c’entrano assetto del territorio e salute? E “coesistenza delle specie viventi”?

– Perché uno dei pochi riferimenti al lavoro consiste in un auspicio che si sviluppi la cogestione?

– Il volontariato è sostenuto solo quando tutela i beni comuni?

– Infine il titolo di città regia, insistente, viene definito “glorioso”. Che significherà? E perché l’ “identità culturale di questa città”, “con cui ci presentiamo a visitatori e nuovi residenti”, è data proprio dalla città regia e non per esempio da altri dati storici forse anche più importanti se non altro perché meno confusi con la leggenda?

Alcune di queste ingenuità, di queste piccole e grandi furbizie dialettiche, di questi strafalcioni politici, hanno subito una correzione strada facendo oppure in extremis. Ma questo articolo 1 dello Statuto nonostante i mille cambiamenti che ci hanno disorientato è ancora espressione di un ordine di priorità e di una visione del mondo del tutto contingenti.

E’ per questo che chiediamo lo stralcio della modifica all’art. 4, superando l’idea di introdurre il nuovo articolo 1. E invece vorremmo concentrarci assieme alla città ed alle associazioni sulle questioni che riguardano gli istituti di partecipazione.

Molte le proposte che abbiamo fatto su questo piano e che non sono state ancora accolte dalla maggioranza. Per esempio il bilancio partecipato, o l’anagrafe pubblica degli eletti. L’istituzione di un Consiglio delle donne, anziché di una semplice Consulta, come invece si vorrebbe dalle parti della maggioranza. Oppure il potenziamento dei forum civici (il Presidente Massaccesi li voleva eliminare, perché obsoleti, e “sostiture” con le assemblee pubbliche). Invece una forma di confronto pubblico istituzionalizzato potrebbe essere molto utile; al momento il problema è che se vengono organizzati dall’amminsitrazione si trasformano in un noioso momento di propaganda. Si potrebbe invece affidarli al coordinamento di una diversa istituzione più autonoma rispetto all’amministrazione, come era all’epoca il difensore civico. Oggi potrebbe essere per esempio la Commissione di controllo e garanzia.

E così via.

Speriamo insomma che questo documento non venga approvato ora a colpi di maggioranza, ma si possa in qualche modo migliorare e depurare di tutte quelle parti che sono espressione nel migliore dei casi di un ansia di “aggiungere” che si sposa male alla funzione di una normativa di principio; nel peggiore dei casi del tentativo di imporre alla città una nuova “visione del mondo”, espressione di tendenze politiche da cui questa maggioranza trae largamente ispirazione, ma che non sono condivise da una parte rilevante della città, che non ha mai dato mandato a questa amministrazione di cambiare i principi dello Statuto.

https://www.comune.jesi.an.it/notizie/Illustrazione-della-definitiva-proposta-di-modifica-dello-statuto-della-Citta-di-Jesi/

https://www.comune.jesi.an.it/shared/jesi/documenti/1550218525207_STATUTO_COMUNALE_-_Proposta_di_modifica.pdf

https://www.comune.jesi.an.it/shared/jesi/documenti/Proposta-Statuto-Comunale-3c.pdf

 

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Samuele Animali