… e anche difficile da gestire
La città di Jesi si accolla il fallimento gestionale del Museo Stupor Mundi. Dopo due soli anni dalla sua apertura e a fronte di un impegno che garantiva circa 9 anni di gestione, ecco la situazione: la maggioranza vota per il passaggio della proprietà del Museo al comune fino a fine anno con una gestione temporanea che poi diventerà definitiva.
Tanti i punti che non convincono: la valutazione del Museo avrebbe dovuto essere fatta da esterni e invece è stata fatta dalla proprietà stessa del Museo che parla di due milioni di euro. Solo nel 2018 il Museo ha registrato un rosso nel bilancio di circa 110mila euro. Temiamo che la discussione sul suo passaggio si sia resa così urgente perché altrimenti avremmo dovuto fare i conti anche con il deficit del 2019 che, si presume, sia addirittura superiore. Sarebbe stato più logico parlarne con il bilancio dell’anno nuovo e soprattutto, sarebbe più logico avere un programma, un progetto su cosa fare con il Museo e poi dire che la collettività se lo accolla.
La volontà di cederlo alla città dall’ing. Pieralisi era stata manifestata sin da subito, perché allora si è arrivati a questo punto disorganizzati? Tra l’altro questa struttura è ad invecchiamento precoce: la caratteristica della multimedialità richiede aggiornamenti ed investimenti continui. Aspetto che probabilmente non è stato considerato nella valutazione.
Va fatta una riflessione anche dal punto di vista culturale: chiediamoci quanto la città voglia il Museo o se invece preferisca un cinema, l’Università, il completamento dei lavori al Teatro Moriconi. La cultura non è turismo, come invece si ostina a credere questa maggioranza, altrimenti il nostro margine sono i croceristi che trascorrono due ore in città e di certo non hanno il tempo di vedere i musei cittadini.
Non stiamo mettendo in dubbio l’importanza della figura di Federico II o di avere un museo nell’omonima piazza, stiamo evidenziando che in questa città manca una politica culturale. La dimostrazione sta nell’accollarsi il Museo senza aver pensato al futuro. Un museo multimediale che costerà al Comune, e quindi alla città, 450.000€ per i primi tre anni, oltre a 36.000 € all’anno per 8 anni per la locazione dell’immobile. Ma a gestione privata. Di una start up di under 35 marchigiani, ma sempre privati con i soldi pubblici.
A parte la spesa, il resto del progetto sembra ancora per molti versi indefinito, non c’è una direzione chiara impressa dal comune né un controllo sui costi. Qualcuno nella maggioranza ha detto che si tratta di una scommessa. Ma coi soldi pubblici non si fanno scommesse, e si tratta di un investimento ingente.
E se dopo aver percepito 450.000€ per i primi tre anni, la start up decidesse di chiudere baracca e burattini, che garanzie avrebbe il Comune? Al massimo una fideiussione del valore di 45.000 € ed un museo chiuso sulle spalle.
Allora abbiamo pensato: ma perché non spalmare il contributo comunale su tutti gli otto anni di contratto, così da incentivare il privato a continuare nella gestione e a permettergli anche di provvedere all’aggiornamento di una struttura multimediale, che sicuramente risentirà dell’invecchiamento man mano che passano gli anni?
Forse perché quello che sta a cuore davvero a questa maggioranza, dopo essersi fregiata del falso titolo di città regia, è che lo Stupor Mundi non chiuda fino al 2022. Data in cui, guarda caso, terminerà il mandato Bacci.
A pensar male pare si faccia peccato…
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Samuele Animali